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ByBike travels 2017: a spasso per l'Italia (parte 3)

  • Immagine del redattore: Francesco Sangalli
    Francesco Sangalli
  • 8 dic 2017
  • Tempo di lettura: 5 min


"Fate che il vostro spirito avventuroso vi porti sempre ad andare avanti per scoprire il mondo che vi circonda con le sue stranezze e le sue meraviglie. Scoprirlo significherà, per voi, amarlo"


Ci svegliamo presto. Il sole non è ancora sorto. Impacchettiamo tutto ed in men che non si dica siamo già in sella.

L’intento è quello di cercare di arrivare a Cortona (che dista circa 70km) entro mezzogiorno, perché lì troveremo le nostre famiglie ad aspettarci, e ci piacerebbe poter passare mezza giornata con loro.

Dobbiamo però affrontare immediatamente delle difficoltà: i primi chilometri sono su un sentiero molto sconnesso con pendenze (sia in salita che in discesa) molto pesanti da affrontare in bici, tanto che spesso dobbiamo portarle a spinta. La fatica però è ampiamente ripagata da un’alba che improvvisamente compare da dietro le colline illuminando tutto il cielo di rosso: si preannuncia una giornata fantastica.



Mentre pedaliamo sul sentiero sentiamo numerosi spari, capendo così che ci troviamo in una riserva di caccia.

Ne abbiamo purtroppo la conferma pochi minuti dopo quando incontriamo un cerbiatto che scappa terrorizzato alla nostra vista.

Terminiamo il difficile sentiero arrivando a Bagno Vignoni, dove ci accorgiamo di essere in ritardo di quasi un’ora sulla tabella di marcia a causa delle numerose svolte errate fatte in quei pochi chilometri.



Ci concediamo qualche minuto di riposo vicino alle vasche termali che si trovano nella piazzetta principale e ripartiamo, cercando di recuperare il tempo perduto tra le colline.

Passiamo dunque da Pienza e da Montepulciano, dopo il quale facciamo un’altra piccola sosta, durante la quale dei simpaticissimi signori del posto ci intrattengono parlandoci dei loro figli (devono avere più o meno la nostra età).

Dopo averli salutati ripartiamo, con la consapevolezza però di non riuscire ormai ad arrivare per pranzo a Cortona. Pazienza, tarderemo un pochino.

Continuando a pedalare ad un certo punto la vediamo da lontano, arroccata su di una collina da cui si può godere di un panorama come nessuno al mondo, e né la stanchezza né il caldo hanno il potere di rallentarci: Cortona sta finalmente arrivando.

Dopo aver macinato 65 km in una mattina (di cui 15 su sentiero) ci rimangono solo i 5 km di salita sotto il sole all’una di pomeriggio, e poi avremo finalmente concluso anche questa tappa.

La fatica è tanta, ma la pazienza, la forza di volontà ed il pensiero di cosa ci aspetta in cima ci spinge a tal punto che arriviamo prima del previsto al convento delle amiche clarisse che ci ospiterà per le prossime due notti.



Troviamo ad accoglierci le nostre famiglie che, nonostante siamo sudati e puzzolenti (l’ultima doccia risale al campeggio di San Gimignano di due giorni fa), ci abbracciano e ci chiedono immediatamente notizie e racconti dei giorni appena passati.

Così mentre mangiamo (mangiare cibo buono e semplice quando si ha tanta fame è uno dei più grandi piaceri della vita) raccontiamo della pioggia del primo giorno, dei lupi sentiti la notte successiva, del castello in cui abbiamo dormito, degli amici incontrati al mare e di tutto il resto, e mentre parliamo gli occhi ci si illuminano di gioia.

Siamo più magri di quando siamo partiti, più scottati, sudati e con la terra sulla faccia e sui vestiti, ma i nostri occhi non sono mai stati così accesi in tutta la nostra vita.

Finito di mangiare chiediamo di poterci lavare (ci faremo poi due docce di fila tanto siamo sporchi) e riposare un attimo, per poi andare a visitare la fortezza del Girifalco (che dista pochi minuti a piedi dal convento) che domina Cortona assieme alle nostre famiglie (matte tanto quanto noi).



Passiamo un pomeriggio meraviglioso, gustandoci ogni cosa molto più di quanto non avremmo fatto appena una settimana fa, apprezzando anche le più piccole cose.

Torniamo poi al convento per la cena, dopo la quale riusciamo a scambiare due parole con la Madre del convento, suor Benedetta, che, come tutte le suore in quel luogo amato da tutta la mia famiglia, mi ha visto nascere e crescere.

Dopo una breve passeggiata in Ruga Piana (che porta questo nome perché è l’unica via in tutta Cortona a non essere ne salita ne discesa) e aver ammirato dalla terrazza del convento il più bello spettacolo che esista al mondo andiamo a dormire.



Il mattino seguente ci vede salutare le nostre famiglie, che devono tornare a casa per lavorare, mentre noi passeremo tutto il giorno qui, senza toccare le biciclette, così da riposarci un po’.

Non rinunciamo però al piacere di visitare un altro luogo caratteristico di Cortona, ovvero le Celle di San Francesco, gestite dai frati Cappuccini, ai quali consegniamo anche una lettera da parte delle Clarisse.

Il resto della giornata lo passiamo lavando i vestiti e le bici e riposandoci, gustandoci tutto ciò che quel luogo magico ha da offrire ed ammirando ancora e ancora e ancora la Val di Chiana sottostante.



Arriviamo così al giorno seguente, il nono dalla nostra partenza da Desio.

Per la seconda volta nel nostro viaggio non desideriamo ripartire, perché questo è uno di quei luoghi dove ti senti a casa, dove ti sembra quasi di sentire come delle radici uscirti dai piedi per non lasciarti andare più via da tanto ti senti bene. Ma la nostra avventura non è ancora finita, e tante persone ed esperienze ci aspettano davanti a noi.

Lasciamo così Cortona verso le 7.30 del mattino, partendo con molta più calma rispetto al solito.

Non abbiamo una meta precisa. Il nostro intento è quello di passare da Sansepolcro, dormire da qualche parte lungo la strada e raggiungere il giorno seguente San Marino.

Pedaliamo senza troppa fretta, perché il caldo sta diventando ancora più pesante di quanto non lo fosse stato nelle zone di San Gimignano.

Ci dirigiamo dunque direttamente a Sansepolcro, dove arriviamo intorno alle 12.00 fiondandoci in un parco per cercare riparo dal sole stando sotto gli alberi. Dopo aver pranzato ed esserci riposati per un’oretta ci dirigiamo verso un altro convento per incontrare un’altra nostra grandissima amica: suor Maria Chiara, una clarissa che da Cortona si è spostata qui per aiutare delle consorelle.

L’incontrarla rende felicissimi sia lei che noi, tant’è che l’ora successiva passa in un baleno.

Purtroppo suor Maria Chiara non può trattenersi oltre, ma (oltre ad averci offerto un gelato) ci concede di passare le ore più calde della giornata in una stanza vicino al convento con due comodissimi letti, dove abbiamo la possibilità di dormire ancora al fresco: grazie infinite.

Dopo tanto riposo siamo ora prontissimi per ripartire ed affrontare per la seconda volta gli appennini.



La salita è meno impegnativa di quella del passo della Cisa, ma più lunga, e noi dobbiamo cercare ancora un posto dove dormire.

Grazie alle tante ore di riposo degli ultimi giorni siamo così in forze che superiamo abbondantemente il lago di Montedoglio, arrivando al valico di Viamaggio che segna il confine tra Toscana ed Emilia Romagna.

Pochi minuti dopo il valico, quando ormai il sole sta per tramontare, ci imbattiamo in un bar, dentro al quale ci fiondiamo senza pensarci due volte (durante la salita non abbiamo incontrato un paese o una fontanella d’acqua, e siamo quindi ora assetati).

Ordiniamo un panino con la porchetta e svariate bevande.



Ci sediamo poi sulla terrazza davanti al bar e consumiamo il nostro pasto in religioso silenzio (non riuscivamo a pensare ad altro che non fosse il cibo davanti a noi).

Finito di mangiare cominciamo a parlare con una simpaticissima coppia di anziani seduta al tavolino affianco al nostro. Ci chiedono cosa stiamo facendo, e così glielo spieghiamo.

Man mano che raccontiamo le nostre avventure la coppia si esalta sempre di più, tanto che ci invitano a non andare oltre per quella giornata e di fermarci lì per la notte.

Meravigliati di trovare tanta ospitalità in gente del tutto sconosciuta li ringraziamo infinitamente, stendiamo i nostri sacchi a pelo sulla terrazza e ci addormentiamo in un baleno, sognando le avventure che ci attendono nei prossimi giorni.


Ed è così che si conclude anche la terza parte del nostro viaggio, caratterizzata dall’incredibile ospitalità ricevuta da tantissime persone diverse.

Per questo forse è stata una delle parti più belle, perché oltre alla meraviglia dei luoghi visitati abbiamo provato anche un grande senso di riconoscenza verso tutti coloro che ci hanno ospitato, dato una mano o anche solo semplicemente indicato la strada: esistono ancora moltissime persone buone nel mondo, serve solo la voglia di buttarsi e conoscerle!

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Su di me

Ciao a tutti!

Mi chiamo Francesco Sangalli e sono nato a Desio, città in cui tutt'ora vivo e da cui partono tutti i miei viaggi.

Fin da piccolo sono sempre andato alla ricerca di nuove avventure in mondi fantasiosi pieni di draghi, di castelli e di cose meravigliose. Crescendo ho poi capito....

 

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